La letteratura italiana: Italo Calvino

La letteratura italiana: Italo Calvino

Il sentiero dei nidi di ragno

Ciao, sono Maria Chiara di ita_ecco e questo è il mio podcast sulla letteratura italiana: 10 puntate per 10 autori!

Per l’ultimo incontro parliamo di Italo Calvino, uno degli autori più letti in Italia, che ha innovato il nostro modo di fare letteratura.

Italo Calvino nasce nel 1923 a l’Avana, dove i genitori si trovavano per lavoro. Il padre, infatti, era un agronomo che aveva girato molto nell’America Latina e aveva sposato un’assistente della facoltà di botanica dell’università di Torino.

Sebbene Calvino non abbia alcuna influenza cubana nella sua formazione, essendo ritornato in Italia dopo pochi mesi, le informazioni sulla sua famiglia sono importanti per capire il suo mondo. Entrambi i genitori erano liberi pensatori, non hanno dato alcun insegnamento religioso al ragazzo; inoltre, la formazione scientifica della famiglia si ritrova molto nell’impianto delle opere che il figlio scriverà.

Lo stesso Italo Calvino si iscrive alla facoltà di Agraria a Torino, ma lascia gli studi quasi subito. Durante l’occupazione tedesca dell’Italia (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945), si unisce al movimento della Resistenza, cioè alla lotta partigiana contro la repubblica sociale di Mussolini, e combatte insieme alla Brigata Garibaldi (le brigate del partito comunista). Il legame con il partito si prolungherà per molti anni e sarà anche fonte di dolori, così come per altri autori italiani (ad esempio Ignazio Silone).

Negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, quindi, Calvino è impegnato su tre fronti: quello politico, militando nel partito comunista; quello letterario e quello dello studente. In questi anni, infatti, inizia a studiare alla facoltà di Lettere e a scrivere i primi racconti, che vengono pubblicati su alcuni giornali.

Di solito gli scrittori iniziano a produrre novelle e racconti, per poi passare a opere più strutturate come i romanzi. Anche al nostro scrittore è capitato qualcosa del genere all’inizio, ma a differenza di tanti, lui è tornato poi alle novelle, e le raccolte di racconti sono le sue prove letterarie migliori.

Comunque, alcuni intellettuali dell’epoca lo spingono a scrivere un romanzo, e quello che ne verrà fuori è Il sentiero dei nidi di ragno, nel 1946, pubblicato da Einaudi, casa editrice di cui Calvino diventerà collaboratore.

Il romanzo è una storia di Resistenza e lotta partigiana e rientra benissimo nella produzione letteraria italiana dell’epoca, legata alle idee neorealiste di una rappresentazione fedele della realtà. Il romanzo tuttavia è diverso rispetto a molti altri, perché è narrato dal punto di vista di un bambino, Pin, che quindi interpreta la guerra civile in un modo un po’ diverso da quello canonico.

Dopo questa prova, però, l’autore decide di cambiare strada e di dedicarsi a quello che più preferisce: la realtà mischiata alla favola, con un richiamo all’epoca illuminista del 1700. Nascono così Il visconte dimezzato (1951) , le fiabe italiane (1956), il barone rampante (1957). 

Il distacco dalla poetica neorealista porterà poi Calvino a sperimentazioni artistiche più audaci, per esempio con le opere Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), libro composto da 10 incipit di romanzi diversi, che si ricollegano tutti alla fine; oppure con Il castello dei destini incrociati (1969), romanzo breve costruito sulla combinazione delle carte dei tarocchi.

Grazie a queste e ad altre opere a loro contemporanee, possiamo riconoscere la formazione scientifica di Calvino: le raccolte di racconti o romanzi brevi sono costruiti secondo schemi geometrici ben definiti, che però non rovinano la fantasia dei contenuti.

Questo rigore geometrico si rivede in una delle due raccolte di cui voglio parlare: Le città invisibili, del 1972. Leggendo il titolo, capiamo subito di che si tratta: descrizioni di città che non si vedono, e che in realtà non esistono, che sono invenzioni dell’autore e che, sebbene così diverse tra loro, descrivono potenzialmente tutte le città del mondo. Calvino ha scritto che queste descrizioni gli sono venute in mente spontaneamente e per un lungo periodo di tempo. A seconda dell’umore, delle suggestioni, creava città malinconiche, allegre, vivaci…

Alla fine, ha deciso di raccoglierle in volume e di rendere l’opera organica: le descrizioni sono raggruppate secondo un tema comune (la città e la memoria, le città sottili, le città e gli scambi eccetera), e, tra un gruppo di città e l’altro, c’è una cornice: la descrizione che Marco Polo fa al Kublai Khan di queste fantastiche città da lui visitate. L’imperatore e l’esploratore insieme commentano le città, e da qui nasce una discussione sulla città moderna. Si sentono nel libro le preoccupazioni per la scomparsa della natura e per l’espandersi delle megalopoli tecnologiche; tuttavia quest’ansia non lascia spazio ad atmosfere catastrofiche e di disastro.

Per Calvino, le città non sono solo fatte di persone, di individualismo o di smog: sono luoghi di memoria, di scambi non solo commerciali, ma anche di linguaggio e di ricordi.

Il secondo libro di cui parlerò è un po’ diverso, sebbene sia un’altra raccolta di racconti. Si chiama Gli amori difficili (1970) ed è un insieme di novelle tutte incentrate sul non incontro e sulla non comunicabilità tra gli innamorati. In ogni racconto, una coppia o un solo protagonista non riesce a trovare l’altro, e quello che aleggia sempre è il silenzio. Spesso infatti non si tratta nemmeno di fatti che succedono, ma di movimenti interiori, di stati d’animo.

Tuttavia, questo non incontro, questo amore che si risolve nell’osservare, non è solo un motivo di disperazione, ma anche l’essenza del rapporto amoroso stesso. La felicità vera non è incontrare il proprio o la propria partner, ma il viaggio che porta all’incontro. Tendere verso l’altro è il vero senso dell’amore, secondo questi racconti. In essi si trova la lezione del russo Cechov, ma anche di Maupassant, e ne consiglio la lettura a chi si sente solo o non capito: siamo tutti soli, ma in questa attesa dell’altro c’è già la felicità e la vita.

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3 commenti

Tiago Scritto il9:42 am - Marzo 30, 2022

Volgiamo altra stagione del podcast!

🙂

Maria Chiara tu hai GoodReads?
E quale libro di Anton Chekhov mi consigliate?

Grazie!

    Maria Chiara Scritto il10:49 am - Marzo 30, 2022

    Sei gentile come sempre! Sì, vorrei fare un’altra stagione, ti terrò informato!
    Per Checov, io ho letto le raccolte di racconti in italiano, che si chiamavano appunto “racconti” o “i racconti della maturità”.

      Tiago Scritto il11:31 am - Marzo 30, 2022

      Grazie!

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